Le Iene

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Nel 1992 un ventinovenne ragazzo del Tennessee di nome Quentin Tarantino riuscì nel suo intento più ambizioso: scrivere una sceneggiatura formidabile e riuscire a raccogliere sufficienti fondi per trarne un vero film che lui stesso diresse e co-interpretò. Nacque così Le Iene (Reservoir Dogs). In brevissimo tempo divenne un cult lanciando Tarantino sulla ribalta americana e mondiale. Nel 2012, per celebrarne il ventennale, venne ridistribuito nelle sale italiane per soli due giorni e riuscì di nuovo ad attrarre spettatori al cinema. Quello che potremmo definire come il manifesto di Tarantino, racchiude già gli elementi caratteristici sviluppati poi con le opere successive da Pulp Fiction a Django Unchained passando per Jackie Brown, Kill Bill e Bastardi Senza Gloria. Una colonna sonora straordinariamente vintage “capeggiata” da quel Little Green Bag che punteggia le immagini più crude condite anche da dialoghi fuori dalle righe, scandisce i tempi di una vicenda quasi interamente sviluppata nell’interno di un garage. Harvey Keitel (Mr. White), Steve Buscemi (Mr. Pink), Tim Roth (Mr. Orange), Michael Madsen (Mr. Blonde) e Quentin Tarantino (Mr. Brown) sono i componenti di una banda di rapinatori reduci da un colpo finito con una carneficina. Tra loro si cela un infiltrato. La caccia alla talpa culminerà nell’ennesimo bagno di sangue. Il tarantiniano amore per la violenza più cieca esplode sullo schermo con una veemenza senza pari colorando col rosso del sangue i verbosissimi dialoghi che brillano di luce propria in maniera politicamente del tutto scorretta. Un film che compendia tutti gli elementi cinematografici più amati dal regista americano. Da amare o da odiare. Non sono ammesse le mezze misure. Rimane comunque un capolavoro con una sceneggiatura unica ed interpretazioni da incorniciare.

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