La sedia della felicità

La sedia della felicità

La sedia della felicità è l’ultimo film girato da Carlo Mazzacurati. Uscì postumo, quattro mesi dopo la scomparsa del regista veneto. Interpreti: Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Isabella Ragonese, Katia Ricciarelli, Raul Cremona, Valerio Mastandrea. Con il tocco leggero, ironico e pungente ma discreto già visto anche in La Passione, Mazzacurati ci ha lasciato in eredità quest’ultimo regalo. Una commedia surreale ispirata al romanzo russo “Le dodici sedie”. Ambientata nel Veneto, tanto caro al regista scomparso nel 2014, è interpretato in gran parte da attori del Nordest. Battiston, Citran e Balasso (per citarne tre su tutti) insieme ad un nutritissimo cast che definirlo “di contorno” sarebbe offensivo. Katia Ricciarelli è Norma Pecche, madre di un delinquente, che confessa ad un’estetista di avere nascosto tutti i suoi gioielli nell’imbottitura di una sedia in casa sua. Partirà una ricerca smodata alla caccia di questa “sedia dei miracoli” da parte di un gruppo di eterogenei personaggi il cui percorso si rivelerà più interiore del previsto. Con l’umorismo arguto di chi sa indagare la contemporaneità toccandone gli angoli più spigolosi senza sconfinare nella sterile polemica, Mazzacurati opera alla sua solita maniera, dirigendo gli attori con mano sicura attraverso un itinerario non solo geografico ma anche introspettivo. Il tono delicato e divertente non deve ingannare; gli argomenti sfiorati sono importanti ed attuali. Il sottofondo di velata malinconia mette in luce tutto quello che sappiamo essere vero ma che vogliamo nascondere sotto il tappeto. In realtà i personaggi alla ricerca della felicità siamo noi stessi; curiosi, sognatori, soli e pigri. L’immedesimazione con quanto vediamo diventa impressionante. La fiction diverte, ma corrode l’animo al solo pensiero che la surrealtà filmica possa trasporre una iper-realtà che non ci piace ma in cui siamo immersi quotidianamente. Quando una commedia riesce a far trasparire elementi così intensi, possiamo affermare che sia da applaudire.

Voto: 7

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