Io sono Li

Io sono Li

Io sono Li può avere un doppio significato. Li è il nome di una ragazza cinese emigrata in Italia ma col pensiero sempre rivolto verso suo figlio di otto anni rimasto in patria. La cosiddetta mafia cinese chiede una cospicua somma di denaro per assicurare il ricongiungimento col piccolo che è al momento accudito dal nonno nel paese natìo. Gran parte della retribuzione percepita da Li viene accantonata proprio per questo scopo. Io sono lì (questa volta con l’iniziale minuscola e con l’accento) assume poi un altro significato: la ragazza lavora in Italia ma emotivamente è tutta lì (in Cina) accanto al figliolo. La regia è di Andrea Segre e gli interpreti sono Zhao Tao (Li), Rade Šerbedžija, Marco Paolini, Roberto Citran e Giuseppe Battiston. Dopo essere passato, con grandi ovazioni, alla Mostra del Cinema di Venezia 2011, ha trovato una distribuzione molto (troppo) parca di sale cinematografiche ed ha incassato solo mezzo milione di euro. Si tratta, però, di un vero gioiellino; una piccola opera d’arte che consigliamo di recuperare alla prima occasione. Li, come dicevamo, è una giovane cinese alle dipendenze di una grande sartoria romana. E’ un’onesta lavoratrice. Il capo la obbliga improvvisamente a trasferirsi, senza spiegarle il motivo, a Chioggia per lavorare come barista in un’osteria. Impara velocemente il nuovo mestiere e arriva presto anche a conoscere la colorita clientela (in gran parte pescatori della laguna). Tra questi c’è il Bepi (Rade Šerbedžija), un anziano pescatore che trent’anni prima era immigrato, pure lui, dall’allora Jugoslavia ai tempi di Tito. La tenera amicizia che nasce tra i due immigrati incuriosisce sia la comunità cinese che quella veneta. Da mille pregiudizi scaturiscono presto pettegolezzi e dicerie che diventano pesanti macigni. Nonostante sia recitato per metà in cinese e per l’altra metà in veneto (stretto), resta sempre assolutamente godibile anche grazie all’ausilio dei sottotitoli. I dialoghi in veneto di Marco Paolini, Roberto Citran e Giuseppe Battiston rendono a meraviglia il clima e l’atmosfera della laguna chioggiotta. L’allegra serenità dei pescatori nelle chiacchiere da bar e l’umanissimo divertimento che trasmettono i tre attori nelle loro dissertazioni sono elementi da incorniciare; a tale riguardo è superlativa la scena della discussione sulla maniera cinese di cucinare le canocchie venete. La tenerezza e delicatezza dell’interpretazione di Zhao Tao e Rade Šerbedžija colpiscono al cuore e commuovono senza mai né impietosire né esagerare. Una storia che cattura ed emoziona.

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