Gran Torino

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Gran Torino è un film magistralmente diretto e interpretato da Clint Eastwood.

Un dramma intriso di una staticità straordinariamente dinamica. Un’apparente contraddizione in termini che incornicia un film completo. Se è vero che nell’arco di una vita ci si può trovare imbrigliati tra temi complessi e articolati, allora Gran Torino appare come uno pseudotrattato che prova a riassumerli. Il bene e il male non sono nettamente distinti e separati ma si abbracciano e si compenetrano, esattamente come viene rappresentato dalla grafica che spiega il concetto di Yin e Yang. Il protagonista, l’anziano Walt Kowalski, è un arcigno reduce della guerra di Corea che custodisce con una cura maniacale la sua Ford Gran Torino del 1972. Un irascibile e spigoloso misantropo, (apparentemente) razzista e anticlericale che nasconde un animo di tutt’altra pasta. Gli eventi di un duro vissuto possono erigere robuste sovrastrutture a difesa di un’interiorità ferita e lacerata; Walt è tutto questo. Colui che pare odiare tutto e tutti, si ritrova ad affrontare situazioni tali da “costringerlo” a mostrarsi per quello che è realmente. Una sceneggiatura magnifica presenta ogni situazione connotandola fortemente per poi destrutturarla e ricalibrarla. La recitazione di Clint Eastwood è sempre sul “levare”; un minimalismo espressivo che dice molto più di quanto sembri capace. La forza delle immagini viene celebrata attraverso gesti misurati ma, al contempo, dirompenti.

Gran Torino è la naturale evoluzione del percorso avviato da Eastwood con lo struggente Million Dollar Baby e successivamente proseguito con Il corriere – The mule.

Voto:

La sceneggiatura è tutta da scoprire. Vi regaliamo il meraviglioso battibecco tra il protagonista Walt e il suo amico barbiere. Due uomini veri che si rispettano e si stimano da anni nonostante le parole possano far sembrare altro.

Martin: ecco qua. Sembri di nuovo un essere umano adesso. Ma perchè fai passare tanto tempo fra un taglio e l’altro, taccagno figlio di puttana?

Walt: mi meraviglio che tu abbia ancora la licenza. Io spero sempre che tu crepi e che qui finalmente prendano qualcuno che sa fare il suo mestiere. E invece ci sei sempre tu con la grazia di quell’impasta-pizza che sei.

Martin: fa dieci verdoni, Walt.

Walt: dieci verdoni? Cristo Santo, Martin, non sarai mica diventato ebreo? Ogni volta il prezzo è più alto!

Martin: è dieci verdoni da cinque anni. Brutto testone di un polacco figlio di puttana.

Walt: resto mancia, ragazzo.

Martin: ci vediamo tra venti giorni scimunito.

Walt: sempre che tu ci arrivi, sacco di merda.

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